Wednesday, January 22, 2025

IL PUZZLE SI COMPONE - Una nuova ideologia

  Per la scuola, le notizie di questo inizio di 2025 sono l’entrata in vigore delle nuove regole sulla valutazione nella Primaria e le anticipazioni sull’imminente pubblicazione delle nuove Indicazioni Nazionali del Primo ciclo, in particolare con l’intervista di ministro Valditara al Giornale e l’articolo di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della sera. In questa nota non si entrerà nel merito di questi provvedimenti. Sulla valutazione valgono i giudizi critici di pressoché tutti gli esperti e della maggioranza delle/degli insegnati, espressi attraverso le loro associazioni professionali. Sulle Indicazioni è doveroso rimandare il commento alla lettura del documento ufficiale. Mi pare tuttavia che le citate iniziative del Ministero - a cui si possono aggiungere la c.d. “riforma del 4+2” e le stesse  Linee-guida per l’Educazione civica - compongono ormai una strategia di trasformazione della scuola ambiziosa,  sostenuta da una impostazione culturale sufficientemente coerente, in consonanza con lo spirito del tempo, ovvero con l’onda conservatrice che sta crescendo non solo in Italia. 

  La storia della scuola italiana nell’ultimo quarto di secolo ha visto un sostanziale fallimento delle “riforme generali”, proposte da differenti sponde politiche - Berlinguer, Moratti, la stessa Buona scuola di Renzi - e di conseguenza affermarsi di una sorta di popperiano “riformismo a spizzico”, alimentato essenzialmente dal recepimento in sede nazionale delle indicazioni della UE in materia di istruzione, accompagnato e a volte anticipato da un movimento di innovazione promosso dalle scuole stesse - attraverso reti, patti territoriali, sperimentazioni metodologiche e organizzative - reso possibile dagli spazi offerti dalla autonomia delle Istituzioni. Che è l’unica riforma “di sistema”  effettivamente realizzata, per quanto diversamente interpretata. Si è anche teorizzato che la relativa autonomia scientifica del pensiero pedagogico, unita allo slancio della “scuola militante” e ai vincoli, in questo caso virtuosi, europei e internazionali avrebbero garantito un progresso lento ma continuo del rinnovamento. In realtà, proprio la mancanza di un progetto riformatore più ampio e più ampiamente condiviso anche oltre i confini del “mondo della scuola” ha contribuito a lasciare irrisolti i nodi strutturali - primo fra tutti le disuguaglianze sociali e territoriali - che, a loro volta, frenano  quel movimento progressivo e talvolta ne distorcono gli esiti. 

  In ogni caso, oggi un progetto generale di cambiamento si fa di nuovo largo, ma con un segno e in una direzione ben diversi. Per usare le parole del citato articolo di Galli della Loggia: "certamente in quelle Indicazioni c’è un’impostazione ideologica. Dirò meglio: c’è una determinata visione del passato, delle ragioni del suo accadere e del suo significato” [1]. Quindi con la volontà di affermare, attraverso l'insegnamento, una determinata  visione del futuro. Cosi, il “4+2” riprende il tema, già proposto da più parti, della riduzione a 4 anni del Secondo ciclo ma lo riferisce solo ai Tecnici e i Professionali, con un anticipo ai loro primi bienni della differenziazione fra gli indirizzi. In nome dei diversi talenti da valorizzare e in controtendenza rispetto a quello che si era fatto finora. Il recupero sostanziale dei voti alla Primaria, sotto le sembianze del “giudizi sintetici”, contraddice apertamente la tendenza verso la valutazione formativa, “mite” e “incoraggiante”, di cui parlavano proprio le  Indicazioni di imminente abrogazioneMentre quelle di prossima pubblicazione vengono presentate con un’enfasi sull’intento prescrittivo - quali libri leggere, quali vicende e personaggi storici conoscere, se e cosa imparare a memoria - che, già di per sé, contraddice il principio stesso dell’autonomia scolastica: il Ministero fissa i traguardi di competenza, le scuole costruiscono i curricoli per il loro raggiungimento.

  Di tutto questo e di altro in cantiere converrà prendere atto e cominciare a discutere.

  In una satira televisiva, l’attore che interpreta un consulente del Ministero proponeva “uno slogan, pardon, un motto” per le riforme di Valditara: “Per una scuola moderna come quella di una volta”. Da valutare seriamente come titolo del dibattito.

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[1] Ernesti Galli della Loggia Il valore della nostra Storia, Corriere della Sera di sabato 17 gennaio 2025, pag. 36. L'autore si riferisce specificatamente all'insegnamento della Storia, che tuttavia viene presentato come il vero e proprio asse culturale su cui sono costruite le Indicazioni. Questa impostazione è  ampiamente argomentata in Insegnare l'Italia pubblicato lo scorso anno dallo stesso Galli della Loggia, insieme a Loredana Perla, poi nominata coordinatrice della Commissione ministeriale che ha redatto le Indicazioni.

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