Nel primo paragrafo sui Principi a fondamento della educazione civica spiccano due idee direttive: il “carattere personalistico della Costituzione” e l’appartenenza alla Patria. Cominciamo dalla prima. Nessuno nega l’ispirazione “personalista” presente nella Carta, che richiama l’impostazione cattolico democratica e si esprime attraverso la “centralità della persona umana ... al cui servizio si pone lo Stato” - come scritto nelle LG. Quello che si omette completamente è che questa ispirazione si compone con quella liberale (la inalienabilità dei diritti di libertà di ogni individuo) e con quella di matrice socialista e comunista, per la quale lo Stato non si limita a “porsi al servizio” o a esercitare il controllo sul rispetto dei “doveri del cittadino” ma esercita un’azione positiva per i diritti sociali e contro la disuguaglianza. L’art. 3 che parla della Repubblica chiamata a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” è forse l’esempio più alto di questa sintesi originale, riconosciuta dalla generalità degli esperti e scomparsa del tutto nelle LG.
Per capire meglio, è forse utile fare riferimento al più recente libro di Valditara, La scuola dei talenti, uscito appena nel febbraio scorso. Credo sia la prima volta che il pensiero di un ministro in carica trovi un riscontro così puntuale in un testo normativo come le LG. Valditara dedica un intero capitolo alla Scuola della Costituzione, basandosi su una lunga citazione della Relazione presentata da Giorgio La Pira alla Costituente sul lavoro della prima sua sottocommissione. Questo testo è presentato di fatto come l’unica fonte teorica della Costituzione , da cui deriverebbe, anche una idea di scuola contrapposta alla “scuola gentiliana ... come a quella comunista” (la seconda, per la verità molto meno rinvenibile della prima nella storia d’Italia). In realtà, al di là dell’indubbio valore della relazione, è facile constatare che solo una parte delle sue proposte si ritrovano nella stesura finale della Carta, mentre è curioso il fatto che La Pira stesso segnali, fra le costituzioni con cui confrontarsi utilmente, quella sovietica del ‘36 e quella jugoslava del ‘46.
La lettura politicamente orientata risulta ancora più evidente rispetto alla nozione di Patria che - secondo le LG - “nella Costituzione è ampiamente richiamata e valorizzata”. Ora, è a tutti noto che il termine è presente solo due volte nel testo costituzionale, in riferimento: alla difesa armata del Paese dell’art. 52 e agli “altissimi meriti” del senatori a vita dell’art. 59 (fra l’altro, questa seconda citazione sparirebbe se passasse la riforma costituzionale proposta dal Governo). La parsimonia nell’uso del termine da parte del costituenti testimonia la consapevolezza, rispetto al passato, dell’abuso retorico fattone dal fascismo ma anche la consapevolezza, rispetto al futuro, dei rischi di quelli che oggi chiameremmo l’ideologia “identitaria”. Le LG, in relazione alla Patria, richiamano proprio la “comune identità italiana ... come parte della civiltà europea e occidentale”. Un’identità presentata come entità definita e compiuta, la cui consapevolezza può essere, essa sola, garanzia di integrazione autentica. “Italiana, europea, occidentale”: manca ogni riferimento alla dimensione globale e interculturale. Eppure, proprio le LG citano fra i testi di riferimento per l’educazione civica, il documento dell’UNESCO Educazione alla cittadinanza globale del 2015. Esso indica, fra i “principali risultati dell’apprendimento”: “la comprensione della interdipendenza fra tutti i popoli”; lo sviluppo “del senso di appartenenza ad una comune umanità”; “l’empatia rispetto alla differenza e all’alterità”. Una dimensione della cittadinanza che evidentemente le LG ritengono estranea alla nostra Costituzione.
In conclusione, le LG nascono da una impostazione politico-culturale chiara e chiaramente diversa da quella di documenti analoghi della scuola italiana. Operazione legittima, certo, ma a condizione che non la si presenti come qualcosa di scontato e indiscutibile (mentre si proclama il rifiuto di ogni “ideologia”). E’ invece proprio il caso di discuterne, perché è probabile che questa impostazione si ripresenterà in altri documenti di indirizzo del Ministero, anche di maggiore impatto sulla didattica. Valditara ha già annunciato la revisione delle Indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo.